I colori della poesia
Tra i tantissimi temi che la poesia
tratta, sono stati spesso i colori la fonte d’ispirazione di molti autori,
regalandoci componimenti che ci permettono di toccare con mano le sensazioni
altrimenti irreali che sono i colori.
Di autori estremamente diversi tra
loro, tutte e tre queste poesie sono legate dal tema universale del colore.
Agonia,
Cesare Pavese
Girerò per le strade finché non sarò
stanca morta
saprò vivere sola e fissare negli
occhi
ogni volto che passa e restare la
stessa.
Questo fresco che sale a cercarmi le
vene
è un risveglio che mai nel mattino
ho provato
così vero: soltanto, mi sento più
forte
che il mio corpo, e un tremore più
freddo accompagna
il mattino.
Son lontani i mattini che avevo
vent’anni.
E domani, ventuno: domani uscirò per
le strade,
ne ricordo ogni sasso e le striscie
di cielo.
Da domani la gente riprende a
vedermi
e sarò ritta in piedi e potrò
soffermarmi
e specchiarmi in vetrine. I mattini
di un tempo,
ero giovane e non lo sapevo, e
nemmeno sapevo
di esser io che passavo – una donna,
padrona
di se stessa. La magra bambina che
fui
si è svegliata da un pianto durato
per anni:
ora è come quel pianto non fosse mai
stato.
E desidero solo colori. I colori non
piangono,
sono come un risveglio: domani i
colori
torneranno. Ciascuna uscirà per la
strada,
ogni corpo un colore – perfino i
bambini.
Questo corpo vestito di rosso
leggero
dopo tanto pallore riavrà la sua
vita.
Sentirò intorno a me scivolare gli
sguardi
e saprò d’esser io: gettando
un’occhiata,
mi vedrò tra la gente. Ogni nuovo
mattino,
uscirò per le strade cercando i
colori.
La poesia appartiene alla raccolta
“Lavorare stanca”, dove tutte le poesie sono connotate da una semplicità
luminosa, da una chiarezza che si avvicina molto ai testi narrativi,
estremamente controcorrente con le scelte stilistiche degli anni 30 del ‘900,
dove si prediligeva uno stile più oscuro e misterioso.
Ciò che viene narrato è l’intima
sfera emotiva di una ragazza, il titolo ci suggerisce che ha passato un periodo
probabilmente molto difficile. Ma questa poesia è come una promessa che la
protagonista fa a se stessa, una promessa di rinascita e cambiamento. E questa
svolta, questa nuova vita è del tutto incentrata sui colori: rappresentano la
gioia di una resurrezione dello spirito, ritornano dopo un periodo fatto solo
di grigio e dolore. La capacità di vedere nuovamente i colori rappresenta anche
la crescita e il cambiamento: la possibilità di essere felici ancora, la
speranza di una vita migliore. La poesia ha una freschezza estiva, una
leggerezza che non è superficialità, tanto che ci sembra di poter vedere con i
nostri occhi i colori di cui si parla, la felicità dorata che è saper vivere
ancora. Possiamo ritrovarci nella sensazione di libertà di essere nuovamente
capaci di vedere la bellezza, di riuscire a cancellare il grigio che ci soffoca
e ci incatena, di imparare finalmente a vedere i colori di una vita che vale la
pena di essere vissuta.
Colori,
Alda Merini
S'io riposo, nel lento divenire
degli occhi, mi soffermo
all'eccesso beato dei colori;
qui non temo più fughe o fantasie
ma la penetrazione mi abolisce.
Amo i colori, tempi di un anelito
inquieto, irrisolvibile, vitale,
spiegazione umilissima e sovrana
dei cosmici perché del mio respiro.
La luce mi sospinge ma il colore
m'attenua, predicando l'impotenza
del corpo, bello, ma ancor troppo
terrestre.
Ed è per il colore cui mi dono
s'io mi ricordo a tratti del mio
aspetto
e quindi del mio limite.
Per comprendere molte delle poesie
di Alda Merini bisogna tenere in considerazione il suo disturbo bipolare: nelle
sue composizioni la sua visione è sempre, ovviamente, influenzata dalla sua
malattia.
In questo caso i colori sono per
l’autrice un ponte, un modo di mettere in comunicazione il suo mondo interiore
con quello esteriore. I colori le regalano anche una tregua dalla sua mente, ma
sono allo stesso tempo la chiave per rispondere a domande che la tormentano.
L’autrice non è solo innamorata del colore, ma ne ha bisogno per riuscire a
vivere davvero e per ricordare a se stessa la sua realtà, la sua identità e i suoi limiti.
Corrispondenze,
Charles Baudelaire
La Natura è un tempio dove incerte
parole
mormorano pilastri che sono vivi,
una foresta di simboli che l’uomo
attraversa nel raggio dei loro
sguardi familiari.
Come echi che a lungo e da lontano
tendono a un’unità profonda e buia
grande come le tenebre o la luce
i suoni rispondono ai colori, i
colori ai profumi.
Profumi freschi come la pelle d’un
bambino
vellutati come l’oboe e verdi come i
prati,
altri d’una corrotta, trionfante
ricchezza
che tende a propagarsi senza fine –
così
l’ambra e il muschio, l’incenso e il
benzoino
a commentare le dolcezze estreme
dello spirito e dei sensi.
“Corrispondenze” è una delle poesie
più note di Baudelaire, che rappresenta pienamente la visione della poesia
simbolista. La natura rappresenta un luogo oscuro e misterioso che solo il
poeta può davvero comprendere, interpretando tutti i simboli che sfuggono
all’uomo comune. La natura è composta da un ordine perfetto, fatto di colori,
profumi e suoni, uniti da legami invisibili, che all’uomo restano inconoscibili.
E i colori sono, insieme agli altri elementi, il mezzo con cui la natura si
esprime, in modo assolutamente armonico e perfetto, sono il tramite di messaggi
silenziosi, difficili da decifrare, ma che determinano l’unità di tutto il
creato.
Il colore
riesce così a legare poeti e poesie profondamente diversi, è d’ispirazione per
autori di tutti gli stili e epoche, perché quello del colore è un tema che sa
unire per la sua limpidità e chiarezza, che nasconde però sentimenti e
sensazioni estremamente profondi.
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