Hopper e la luce

Luce e Arte

L’arte è, da sempre, indissolubilmente legata alla luce: per molti artisti la luce diventa il motivo stesso della pittura, e tra questi tra chi può rappresentare al meglio, non solo la luce, ma anche la quarantena stessa, c’è sicuramente Edward Hopper. 

È stato uno tra i realisti americani più fedeli allo stile delle proprie opere in tutta la sua carriera. Nei suoi quadri rappresenta la vita di città in maniera del tutto unica, ma assolutamente veritiera: ogni sua opera è uno scorcio di un attimo vissuto, che assomiglia incredibilmente alla fotografia. Ed è qui che la luce assume la sua importanza: perché, come nello scatto di una macchina fotografica, la luce è assolutamente protagonista di ogni momento, il punto focale di ciò che viene ritratto. 

Un altro tema fondamentale è la solitudine: nonostante i quadri di Hopper siano ricchi di colori, il sentimento che ci viene trasmesso è di una lontananza indescrivibile, invece della vitalità e vivacità della scena. La luce concorre ad accentuare queste sensazioni: spesso mette in evidenza la tragicità silenziosa di una scena che sarebbe altrimenti banale. Ma i temi rappresentati da queste opere sono molteplici: dal silenzio all'attesa, tutti diventano sfaccettature di una solitudine che in questa quarantena sentiamo più presente che mai. 

Tra tutte le opere dell’autore, ci sono in particolare alcuni quadri che sembrano trasmettere, insieme al protagonismo della luce nella composizione, emozioni che ci troviamo a vivere costantemente in quarantena, e in generale un senso di estraniazione dalla vita stessa.



                                                  Room in New York, 1932, olio su tela

La scena ci viene presentata come vista da una finestra dall'esterno, effetto che contribuisce ad aumentare il senso di leggera inquietudine che pervade il quadro: da un lato vediamo una scena quotidiana che ci appare del tutto normale, di routine, dall'altro questa scena ci permette di violare un’intimità non nostra, senza che i personaggi lo scoprano, facendoci sentire intrusi in un contesto di familiarità che non ci appartiene. Ma ciò che davvero ci rende inquieti riguardo al dipinto è l’incomunicabilità tra i due personaggi, sentiamo sulla nostra stessa pelle la lontananza che divide la coppia, nonostante la vicinanza fisica.



                                                Mattina a Cape Cod, 1950, olio su tela

In questa tela invece Hopper ci mostra una scena che comprende, parzialmente, un paesaggio all'aperto. Sia il paesaggio che l’abitazione sono inondati dalla luce: una luce dorata che accarezza gli elementi del quadro. La sensazione che ci pervade nell'osservare la scena è di sospensione. La donna sembra essere in attesa di qualcosa o qualcuno, della possibilità di uscire e lasciare lo spazio della sua casa, mentre il silenzio è uno dei protagonisti della tela. In generale la protagonista ci sembra estremamente lontana dalla natura che la circonda, e la luce del sole mattutino la rende quasi estranea al contesto, sola all'interno delle mura di casa.


In sintesi, ciò che davvero rende Hopper unico nel suo genere, è la sua capacità di unire scene familiari ad uno straniamento tremendo, far combaciare l'intimità della casa ad un senso di inquietudine profonda e associare spazi e situazioni rassicuranti alla solitudine dell'anima. Riesce quindi a suscitare in chi ammira le sue opere i sentimenti più disparati, contrastanti e in lotta tra loro. E uno degli strumenti che meglio gli permette di creare questa alternanza è proprio la luce: usata sapientemente, riesce a evidenziare l'inquietudine e l'estraneità delle scene ritratte, rivelandosi il sottile equilibrio che regge silenziosamente la scena. 


Maddalena Eccher

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